Signora Doria

«Signora Doria? Iuu-u! Chi è la donna più bella del mondo?»
Le abitudini.
Ha imparato nella vita a bastare a se stesso.
Al termine dell’ennesimo viaggio, eccolo qui, totalmente indifeso, come un figlio di ritorno da una vacanza a recitare un ruolo solo immaginato.
Quando decise di rispondere all’annuncio del Carlino, di una attempata signora bolognese, che offriva una camera a giovane serio e referenziato, non avrebbe mai immaginato di incontrare la madre che non ha mai conosciuto.
Si sono subito piaciuti il giovane uomo e la signora Doria, ottanta chili di simpatia bolognese, una cara e giovanile sessantenne, con la pelle di una adolescente e la professionalità di una gran cuoca.
La somiglianza con sua madre, è notevole.
Lui l’ha conosciuta solo in fotografia sua madre, ha sempre sognato di incontrarla, fino a quando ha scoperto che era defunta in un lontano paese dal nome impronunziabile.
Ormai sono sei mesi che convive con la signora Doria.
Riesce ad avvertirla, quando sta per tornare da un viaggio di lavoro.
 Lei gli fa sempre trovare qualche sorpresa culinaria.
“Cosa ti devo preparare per la tua prima cena a Bologna?”
Gli chiede Doria, quando lui le telefona da luoghi remoti e misteriosi.
Per il ritorno di oggi le ha chiesto di preparargli tortellini in brodo.
Li fa speciali.
Tortellini piccoli, fatti a mano, uno per uno, cucinati in un brodo preparato con la carne, come vuole tradizione.
Mentre chiacchierano del più e del meno, il giovane uomo divora un enorme piatto di tortellini bolognesi, nel brodo grasso e caldo.
Sono questi i momenti in cui riscopre una infanzia cancellata dalla indifferenza di famiglie dimenticate, dove è transitato per caso.
Doria non gli chiede del passato.
Ascolta sorridendo i racconti di paesi lontani dove si è recato per lavoro.
Rimangono nel piccolo tinello, illuminato da un lampadario anni sessanta che con la sua luce gialla e tenue accarezza gli angoli della stanza, smussando le superfici.
Doria gli racconta il quotidiano fra la spesa al mercato delle erbe e le chiacchiere con le amiche dalla parrucchiera.
Dopo cena l’uomo si ritira.
Nel silenzio della stanza finalmente si spoglia e controlla le macerie del suo lavoro.
Ha una brutta ferita da taglio nel fianco destro che pulsa come cosa viva.
Quel maledetto arabo non voleva saperne di morire.
Mentre il giovane uomo gli stringeva il laccio di acciaio intorno al collo, l’arabo gli ha inferto una coltellata di taglio.
Ci sono volute le cure e il lavoro di cucito di un medico dell’Organizzazione per chiudere la ferita.
Oggi ha preso l’ultimo antibiotico.
Il resto del mese vacanza.
Guarda il suo orologio digitale.
 Le 21,30. Una stanchezza micidiale lo coglie, mentre si sta lavando i denti.
L’antidolorifico sta facendo il suo dovere.
Si stende sul letto.
 Rivolge un ultimo sguardo alla stanza, pochi oggetti riempiono lo spazio.
La  sua camera si è trasformata in pochi mesi, in una piccola astronave, che lo ha riportato alla adolescenza perduta, ai tempi delle speranze e delle solitudini della giovinezza.
Mentre il sonno arriva a cancellare le ultime fatiche, sorride il nostro uomo, ascoltando la musica che la televisione sta diffondendo nel piccolo appartamento.
Nel dormiveglia sfuma l’immagine di un carosello in bianco e nero che sanciva la fine della giornata.
Sorride il nostro eroe.
 Ha ritrovato un pezzo di se stesso, grazie all’ineguagliabile Doria.
 Doria, ha finito di lavare i piatti.
 Dopo avere riempito una piccola borsa da viaggio si siede. Attende un messaggio che arriva e vibra nel cellulare.
 Doria legge, sospira e controlla il taxi in attesa per strada.
Ormai il sonnifero avrà fatto effetto.
L’Organizzazione ha deciso.
Il ragazzo è instabile, vittima del passato, troppo emotivo, ha compiuto l’ennesimo errore, è diventato ingombrante.
Doria doveva metterlo alla prova, testarlo.
La verifica è terminata.
L’Organizzazione ha deciso.
Doria apre una piccola valigetta, esamina la lama.
Si muove leggera verso la camera del suo ragazzo preferito.
Deve fare piano, non vuole svegliarlo.